Banda della Scuola Popolare di Musica di Testaccio

Mon voyage musical avec “l'Autre Band” (Beatrice Gargano)

Beatrice Gargano, 24 maggio 2016

Sono all’interno del complesso ex – mattatoio di Testaccio nella vecchia Roma.

La sala prove è gremita di musicisti. Qualcuno strofina il proprio sassofono, altri sistemano l’ancia del clarinetto, una flautista arriva un po’ affannata, tira fuori il flauto e vi soffia dentro quasi per accertarsi che sia tutto a posto; le trombe sono già in posizione e pigiano silenziosamente sui pistoni, il basso tuba chiude le fila e sta lì in attesa, abbracciato al suo strumento come se fossero un tutt’uno.

Qualcuno arriva alla spicciolata e si accomoda davanti al leggio. In fondo si posiziona il glockenspiel.

Mentre ascolto le premesse del Direttore, prima di dare l’attacco, cerco un posto dove mimetizzarmi per non disturbare. Un attimo di pausa e di concentrazione, poi “la Bella Gigogin”, spezza il silenzio e via!

Il motivo così noto e tramandato di generazione in generazione viene catturato da ogni strumento e rimandato fuori con un soffio, come una bolla di sapone che viene rincorsa da tante altre, il glockenspiel tira fuori dalla tastiera una serie di piccoli folletti muniti di campanellini. Rimango sorpresa e affascinata allo stesso tempo.

Il suono che arriva alle mie orecchie non è un unisono inteso alla maniera classica, ma è “un suono” che nel suo essere prorompente, quasi sfacciato e senza filtri mi conquista.

Appena terminato il brano, il M° Cortesi fa qualche osservazione sulla dinamica e  aggiunge: “E’ una citazione, suonatela con leggerezza!”

Durante la pausa prendo accordi con lui,  per un incontro al di fuori delle prove specificando che  parlerò  l’indomani con l’ex presidente  e incontrerò anche una componente dell’orchestra.

L’incontro con Gigi Ansanelli

"Ho letto  “un Romanzo Musicale”, dove Beatrice Monacelli ha tracciato una  storia che, oltre agli eventi, parla dei personaggi che li hanno vissuti, racconta  molti aneddoti e ricordi  che si affacciano sia sulla “antica” Banda della Scuola Popolare di Testaccio, che sulla nuova, che è nata una trentina di anni fa. So che ne sei stato Presidente per ben sette anni, una lunga esperienza, considerando che lo Statuto prevede l’elezione del Consiglio di Presidenza ogni anno.   Sono qui per ascoltare  un racconto diretto sulla tua esperienza in Banda, sia come bandista che in qualità di Presidente."

Lo sollecito a parlare liberamente.

"Alcune persone geniali, che già insegnavano nella Scuola Popolare di Musica di Testaccio con la convinzione che  lo studio della musica si dovesse portare anche al di fuori dei Conservatori, pensarono di creare una Banda, al di furi degli schemi classici. L’ideatore fu Tommaso Vittorini, sassofonista che volle pensare ad una Banda per così dire, diversa: non come una Banda militare, non come una banda paesana, i  cui fattori  comuni sono  l’obbligo della divisa e un assetto strumentale ben preciso.  Con gli strumenti a disposizione sarebbe stato  impensabile creare un insieme armonico, sotto il profilo strumentale. Molti flauti diritti, sassofoni, qualche clarinetto, poche percussioni. Gli arrangiamenti furono scritti per l’organico disponibile ed in seguito ampliati o trasformati con l’ingresso di nuovi componenti.

L’effetto sonoro che derivava dall’insieme di flauti dolci, sassofoni, clarinetti e un contrabbasso era molto particolare. Dell’ Insieme facevano parte sia principianti che musicisti ad un buon livello. Era sottinteso che questi ultimi facessero da traino al resto della Banda. Dopo pochi anni, si era ad un repertorio di circa 100 brani, ma i primi restano come fondamenta nel cuore di chi ha iniziato i primi passi come bandista. “Bourbon Street Parade e Festa delle Rocce, ereditata dal repertorio della Banda della Finanza della quale aveva fatto parte Tommaso Vittorini, l’ideatore e fondatore."

"So che il tuo lavoro ha poca attinenza con la musica, come è nata l’idea del clarinetto?"

"Ho iniziato il clarinetto dopo aver abbandonato l’idea di studiare il violino. Troppo difficile. Fra gli strumenti a fiato era quello che più sentivo giusto per me."

"Sei stato Presidente per sette anni, quali difficoltà hai incontrato e cosa ti è rimasto dentro?"

"La difficoltà maggiore consiste nel mantenere con rigore il ruolo di rappresentante legale,  e continuare a svolgere l’attività di bandista, non solo per il diverso ruolo, ma per  il modo diverso di affrontare i problemi che si presentano nello svolgere i compiti che comporta un’organizzazione indirizzata ad un’attività che per lo più si svolge al di fuori della sede e qualche volta anche all’estero. Essere presidente vuol dire saper ascoltare chi presenta un problema, perché ci sono anche dissenzi all’interno della banda: siamo tanti e non può esserci uniformità di pensiero. Di intento sì, ed è per questo che siamo presenti alla prova del giovedì, tralasciando anche altri impegni. Soltanto cause di forza maggiore possono far lasciare la sedia vuota per qualche prova."

"Chi sono i bandisti?" Domando con molto interesse.

"Il gruppo è eterogeneo: principianti che, una volta inseriti nel gruppo, diventano  dilettanti,  musicisti professionisti,altre tipologie di professione; quasi tutti i componenti  svolgono un’altra attività nella vita privata, ma tutti indistintamente partecipano per costruire qualcosa insieme in nome della musica." Sottolinea Gigi Ansanelli.

"Quale è l’elemento legante?" Chiedo pensando a quanti gruppi si sono sciolti dopo anni di lavoro insieme.

"Il primo e il più importante è la passione condivisa che sostiene l’impegno per  raggiungere  il fine ultimo che è il concerto. Non solo per l’esibizione in sé, ma perché la preparazione di un concerto crea un obiettivo comune che rafforza l’intento di perseguire l’impegno sociale. Il luogo della Banda può essere all’aperto, in Ospedale, in Carcere o in Teatro, in Italia o all’Estero. Importante è il percorso, e farlo insieme.  Quando fummo chiamati per una esibizione in Rai, dopo aver provato per mesi il nostro mini-canzoniere, quindici minuti prima di andare in onda si avvicinò al Maestro Simona Marchini dicendo che avremmo dovuto suonare senza i due unici elementi minorenni, perché non era pervenuto il nullaosta dell’Ispettorato del Lavoro. Tutti d’accordo  decidemmo di rinunciare: tutti o nessuno. Ci risposero che non sarebbe stato possibile creare un “buco” nel palinsesto. A quel punto avvenne un piccolo miracolo. Il Maestro Silverio Cortesi, si ricordò di avere una antica conoscenza in Rai e fece un tentativo per aggiustare le cose; con una telefonata spiegò il problema, mancavano  pochi minuti, all’inizio della diretta. Tutti andammo in trasmissione e suonammo, a parere di chi era lì ad ascoltarci, molto bene. A volte l’adrenalina fa superare anche l’ansia da prestazione!"

Un colpo di grancassa e la bimba nel ventre fa la capriola!

Marina Mariani, nella banda suona il glockenspiel, strumento  dal sentore magico. Il suono acuto e scintillante delle piastre metalliche ci fa entrare in un mondo incantato e così negli arrangiamenti bandistici appare e dispare proprio come un oggetto incantato.

La sollecito a raccontare il suo aneddoto, incuriosita.

"Ero agli ultimi mesi di gravidanza, ed ero felice di  partecipare alle prove con la  mia piccola che se ne stava buona ad ascoltare nella comoda e liquida culla offerta dal mio pancione, finché, dopo un   colpo di grancassa, d’istinto emisi un piccolo urlo sentendo un gran movimento nel mio ventre. Tutti si fermarono guardandomi con aria interrogativa, li tranquillizzai, non era ancora giunto il momento, ma avevo avvertito un gran subuglio nel mio pancione. Francesca aveva reagito all’improvviso “frastuono”   con una vera capriola!"

"Era avvenuta la conoscenza con gli ‘amici’ della banda. E furono proprio loro che per festeggiare la nascita …  il 15 Dicembre del 1993, a mia insaputa,  si appostarono (banda al completo) silenziosamente nel giardino di fronte alla nostra  casa e iniziarono  a suonare antiche melodie natalizie per dare il ‘benvenuto’ nel Mondo a Francesca!" "Fu molto emozionante."

Questa è la Banda. Al di là dell’impegno sociale, è un calore, un insieme di armonia e di contrasti è una realtà dinamica che si modella alle esigenze che man mano si presentano nel cammino insieme.

Quel giorno, lungo la  strada da Amburgo a Vienna…

Silverio Cortesi, il Maestro Direttore della Banda è seduto al tavolino di un bar all’aperto, di fronte a me. C’è un bel sole primaverile che invita ad una placida conversazione.

Subito parte la mia domanda: "So che hai rifondato la Banda che si era sciolta nel 1985. Come è partita l’idea da un solista e insegnante di tromba?"

"Partivo da Amburgo, diretto a Vienna per un concerto. All’improvviso, mentre ero immerso nei miei pensieri, un’illuminazione: voglio fondare una grande banda a Testaccio!"

"Mi tornavano alla mente le parole di Giovanna Marini:  ‘Unisono’ non è solo la stessa frequenza, ma è ‘il suono’,  di un insieme. Penso che il suono  sia una cosa indefinibile, misteriosa, mentre la Musica si può definire. La Musica è una forma di amore di cui si fa dono a se stessi e agli altri, e in fatti è con gli altri che si concretizza come forma d’arte.  Il mio primo amore è stato ed è tutt’ora la tromba. Il rapporto intimo col mio strumento, che è quasi una pratica yoga,  mi fa contattare il suono che è dentro di me e mi aiuta a concretizzarlo al di fuori di me."

"Cosa intendi quando dici ‘gli altri’, intendi gli ascoltatori?", voglio entrare in sintonia con il suo pensiero.

"Mi riferisco sia agli ascoltatori che ai musicisti che decidono di suonare insieme, ambedue stanno iniziando una relazione attraverso la quale si esprimono e si scambiano emozioni dialogando con e tramite lo strumento."

"Io vedo la musica come un’orizzonte nel deserto. Qualcosa che è sempre lì quasi irragiungibile, ma una presenza costante."

"Cosa hai provato la prima volta che ti sei trovato davanti alla banda al completo sapendo che tutti si aspettavano qualcosa da te?" Aspetto la sua risposta che arriva dopo qualche secondo di riflessione.

"E successo trenta anni fa. Mi sono sentito bene, al posto giusto. Stava iniziando qualcosa che già era dentro di me. Un progetto sonoro che significava ‘stare insieme’ con la musica e portare tutto questo ‘insieme’ fuori, ovunque fossimo chiamati,  per creare ad ogni evento sonoro una relazione con gli altri."

"E’ stato un lungo e costante lavoro per tutti. Siamo partiti da un ‘magma’ di suoni e lentamente abbiamo raggiunto un nostro ‘sound’ e un’intesa che ci permette di superare le difficoltà, anche di rapporti, all’interno della banda." Continua assorto Silverio Cortesi.

"Immagino che sia tu a preparare gli arrangiamenti e a “cucirli” esattamente sulla taglia giusta per il gruppo." Chiedo ancora.

"Si, certo. Quando è iniziato il mio impegno di direttore della banda, mi sono dato da fare per recuperare il materiale che giaceva abbandonato negli scatoloni anche per onorare il lavoro fatto da coloro che avevano lavorato con tanta dedizione nella prima esperienza bandistica. Naturalmente ho dovuto adattarlo al nuovo assetto, è stato un gran lavoro, ma ne è valsa la pena visto che ancora oggi nel nostro repertorio ci sono brani ormai considerati storici." Sottolinea il Maestro Silverio.

"Oggi, a distanza di tanti anni sei sempre convinto di questa scelta?"

"Non risponderò subito in modo affermativo, perché i dubbi ci sono stati, e anche i momenti di scoraggiamento, ma ogni volta che inizia la prova…

Si ricomincia!"

Non sento di dover aggiungere altro. Questi incontri si commentano da soli.

Solo un grazie alla Musica e a coloro che la vivono sia da professionisti che da dilettanti.